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Articoli marcati con tag ‘design grafico’

Nuova decade, nuovo Secolo

martedì, 19 gennaio 2010

Mario Garcia è fra i grandissimi del news design mondiale. Basta scorrere per dieci secondi la lista dei ‘clienti’ per rendersi conto di essere dinanzi ad un guru: dal fiammingo DeMorgen al mostro sacro Wall Street Journal, dai mercati emergenti come il Brasile e l’India al francese La Tribune. Capolavori della tipografia, della leggibilità, del colore.

Oggi, o meglio il quattro febbraio in edicola, Garcia e i suoi hanno preparato la nuova veste de Il Secolo XIX. Potete vedere alcune anticipazioni sul blog del designer. Puro genio.
Il tipico quotidiano italiano: pagine affollate di notizie, titoli che si accavallano, neretti e maiuscole in grande abbondanza ma – ed è il tratto distintivo dei lavori del cubano-americano – spazio negativo a circondare ogni elemento. Tanto, tantissimo bianco per far respirare le pagine.
Ricorda un po’ La Stampa. O meglio, come sarebbe La Stampa se aggiornasse la pur splendida veste che si diede qualche anno fa.

Chapeau, maestro.

Siamo stati un po’ impegnati

martedì, 15 dicembre 2009

E vi chiediamo scusa per questo. Fra il progettare un sito per uno studio medico, un altro per una associazione e la chiusura di un libro di quattrocento pagine, abbiamo avuto poco tempo persino per pensare.
Visto che si avvicinano le feste – è anzi iniziata la Hanukkah ebraica – e quindi si comincia a pensare ai regali, qui a destra potete vedere due nuovi pulsanti. Il primo, della Red Publishing, ovvero la principale fonte italiana di libri e riviste dedicati alla grafica e al design. Il secondo, invece, è una nostra selezione di libri nello sterminato catalogo di Amazon. Una nostra selezione, proprio, il che vuol dire che li abbiamo selezionati uno per uno, copiando e incollando i codici Isbn nella pagina dello store, operando quindi una scelta contenutistica che consideriamo importante. Se in alcuni casi gli stessi volumi sono presenti in entrambi i cataloghi, nella selezione “Fatti una cultura!” abbiamo voluto dar seguito alla ragione principale per la quale abbiamo aperto questo blog: fornire agli studenti e a chi incomincia la professione informazioni ed esperienze relative a una corretta condotta professionale, cominciando dai rapporti con i clienti per finire ad una oggettiva valutazione del valore dei propri progetti. Specificatamente a questi aspetti è relativa la categoria “Freelancing & marketing” – e le sue sottocategorie, che vi invitiamo a saccheggiare – del nostro aStore.

Pian piano, uno alla volta, vi presenteremo i testi che consideriamo fondamentali: quelli senza i quali gli scaffali dello studio di un graphic designer non sono tali.

Un’ultima nota: è evidente come parte dei proventi delle vendite che Red Publishing e Amazon faranno se eventualmente vorrete far vostro uno o più libri ci verrà girata. Questo per onestà. Per completezza, invece, vorremmo farvi sapere che su Amazon, dove è possibile operare una scelta del genere, abbiamo optato per ricevere in cambio degli sconti su altri libri di nostro gradimento; per quanto riguarda Red Publishing, dove l’unica opzione è quella di incassare denaro, abbiamo deciso di devolvere i proventi in beneficenza.

Specialità della casa

lunedì, 23 novembre 2009

Qualche giorno fa mi ha chiamato un amico che, di fronte ad un invito per una festa, ha pensato bene di ricordarmi quanto io fossi vecchio. Onestamente, sono rimasto sbalordito dal ripensare alla enorme – quindici anni – differenza di età fra lui e me.

Si è iscritto da poco ad una scuola di design, l’Istituto europeo di design, che è la migliore in Italia: l’unica che possa vantare un approccio accademico nello stile dei corsi undergraduate anglosassoni. Che questo possa essere sufficiente a fare un graphic designer è opinabile ma, di fronte a qualunque domanda sull’istruzione di un giovane, indicherei lo Ied.
La chiacchierata è stata come sempre piacevole e il piccolo – mi sto vendicando… – mi ha chiesto dove fosse meglio fare uno stage: se in una agenzia o in una casa editrice. Ho risposto che, evidentemente, sono mondi assai diversi fra loro e che – se di stage si tratta – forse una agenzia è più divertente. Poi la discussione è virata sulla specializzazione di un grafico.
È chiaro che nessun grafico sa fare tutto bene allo stesso modo: è un mestiere con competenze assai diverse, come può essere quello dell’avvocato. Si passa da quelli specializzati nel diritto di famiglia a quelli che si occupano solamente di diritto della navigazione, e via dicendo. Allo stesso modo, ci sono graphic designer che principalmente disegnano marchi, altri che disegnano su web, altri che prediligono la comunicazione visiva stradale: dai cartelli ai cartelloni.

La preferenza di Francesco, questo il nome del mio amico, e mia è nettamente in favore dell’editoria. Come pittori falliti che si danno all’illustrazione, il nostro amore per la parola ha condotto le nostre vite per mano e, non essendo Majakovskji o Maugham, ci siamo ritrovati a organizzare le parole come segni, forme, colori su una pagina.
Quanto è, quindi, importante la specializzazione per un disegnatore grafico? Moltissimo. Probabilmente, è tutto. Lampante come il sole, nessuno sa fare solo una cosa: io, ad esempio, disegno anche per il web ma nella mia testa non è entrato, in tutti questi anni, nemmeno un tag di html. Grazie al Cielo, c’è Fabio ad occuparsi di questo. Così come mi è capitato di disegnare loghi che, non a caso, sono sempre stati logotipi: loghi con il nome dell’azienda, venuti al mondo dopo una lunga ricerca del carattere di stampa appropriato.

Così, buona parte del lavoro che facciamo è legato all’editoria: dai libri alle pubblicazioni, per poi finire sull’immagine coordinata. Qualsiasi cosa che sia carta. È una tendenza che mi viene spontanea ed è la prima cosa che dico di me quando mi si chiede di spiegare il mio mestiere.
Forse, a beneficio di Francesco, bisognerebbe aggiungere che ad uno studente o a chi comincia l’attività da freelance non deve importare granché di specializzarsi sin da subito. Assai meglio divorare ogni nozione, ogni informazione che, rielaborata nel tempo, anche inconsciamente, andrà ad aggiungere mattoni di sapere sempre pronti all’uso. Prestando attenzione, in ogni modo, ad una cosa: è inutile affermare di saper far tutto. Al contrario, se si vogliono ottenere lavori in un dato settore della professione, è bene privilegiare quell’aspetto anche nella propria comunicazione. Il mio biglietto da visita, infatti, ha forma di giornale: immediato, chiaro, riconoscibile.

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Certo, si tratta di un giornale a cinque colonne. Forse, in questo modo mi consolo, sono ancora troppo giovane per averne uno di nove.

Errori del designer principiante

giovedì, 22 ottobre 2009

Sappiamo quante persone si improvvisano designer dopo aver scaricato una copia pirata di Photoshop. I loro lavori sono immediatamente riconoscibili: immagini a bassa risoluzione nei lavori a stampa, uso più che abbondante dei filtri e degli effetti di casa Adobe, l’utilizzo di pessime font scaricate gratuitamente e usate in numero multiplo di dieci per ogni progetto, assenza di qualsivoglia forma di rispetto per chi guarda.
Poi ci sono gli artisti: quelli che attraverso il graphic design immaginano di esprimersi, di creare un’opera d’arte, come contemporanei Giotto.

Chiariamo una cosa: il senso del disegno grafico è rendere ogni tipo d’informazione immediatamente fruibile e facilmente assimilabile dal destinatario della stessa. E il designer altro non è che il tramite tra il mittente, ovvero colui che produce il messaggio e ha necessità di diffonderlo, e il pubblico. Il resto sono sciocchezze, poco più che fantasie. Non a caso, uno dei nomi con cui viene conosciuto nel mondo anglosassone il mestiere è commercial art: noi contribuiamo in maniera sostanziale a far vendere un prodotto, quale che sia.

Torniamo a noi: come si identifica un dilettante? Le caratteristiche esposte sopra sono sufficienti. Ma tantissimi altri errori si nascondono dietro l’angolo. Ad un giovane amico che mi chiedeva lumi sul corso da designer cui si voleva iscrivere ho detto: «Studia. Non fossilizzarti sui programmi. Anche una scimmia ben addestrata può disegnare in vettoriale». E la stessa cosa ho detto agli studenti del corso di Quark XPress che ho tenuto per la Casa editrice Edilazio. Bisogna essere curiosi, affamati con gli occhi. Catturare ogni manifesto, ogni cartellone, ogni pubblicazione e vivisezionare, chiedendosi come è stato fatto e perché proprio così. Studiare i lavori dei grandi designer come di Toulouse Lautrec, sfogliare riviste e giornali provenienti da altre aree del pianeta perché ogni cultura si esprime diversamente, acquistare libri, manuali, raccolte di brochure, loghi e quant’altro.
Poi, quando il Cielo vi avrà donato un cliente e un progetto da seguire, intervistatelo. Non iniziate a lavorare. Dimenticatevi di accendere il Mac in questa fase. Intervistate il cliente: andate a fondo, avete bisogno di sapere quale è il suo mestiere, che settore occupa la sua azienda e cosa la contraddistingue dalla concorrenza. Sottoponetegli il vostro brief, dopo averlo redatto. E continuate a discutere le eventuali zone d’ombra.
In seguito, lasciate il computer spento. Disegnate su carta. Non perdete tempo facendo e rifacendo, provando palette di colori, caratteri da stampa, immagini. Fate uno schizzo. Provate a vedere se funziona o meno. Sì, so che avete tutto quanto in testa. Proprio per questo, non perdete il tempo tentando di buttarlo giù su schermo. Disegnate. È più facile e contribuirà a farvi essere più efficaci.
Mi raccomando: rispettate ogni vostro cliente, rispettando i tempi stabiliti nel contratto. Perché avete firmato un contratto, vero? Un rapido elenco delle cose che farete, con quali tempi e quale compenso. No? Male. Malissimo. La Rete è piena di numerosi esempi. E sia voi che il cliente avete diritto a sentirvi garantiti.
«Ma no, è un lavoretto, un sito piccolo piccolo per un conoscente». Sciocchezze. Se siete dei professionisti, dovete al cliente – chiunque sia – una serie di garanzie. E lui deve a voi altrettanto.

In ultimo, un consiglio: non pensate di dover correre al ribasso con le vostre stime, con i vostri preventivi. Ci sarà sempre qualcuno che lavorerà per meno, e sovente molto peggio. Voi siete bravi. Quando dovete creare un logo, lo preparate in vettoriale, stando attenti che sia riproducibile in piccole dimensioni e ad un solo colore. Quando avete un flyer da progettare, lavorate in cmyk, ad alta risoluzione. Quindi, fate i conti di quanto vorreste guadagnare in un anno, quanto vi costa lavorare fra equipaggiamento e utenze e quanto vorreste depositare per una pensione integrativa. E non dimenticate l’Irpef e i contributi Inps. Poi, dividete per le settimane che lavorerete in un anno. Sono cinquantadue, ma almeno un paio andrete in ferie. Almeno, altrimenti bruciate la creatività. Poi dividete per i giorni e le ore. Quel numero lì, quello relativo alla cifra divisa per le ore lavorate, lo moltiplicherete per le ore necessarie a portare a termine il progetto per il quale vi viene chiesta una stima. Quello sarà il preventivo.
Sistema rozzo? Potete raffinarlo. Lo farete certamente con l’esperienza. Ma partite così, e non svendetevi per quattro soldi.

Sergio ‘Chef’ Carravetta

Qui comincia l’avventura

martedì, 13 ottobre 2009

Ed eccomi qui ad inaugurare un blog, tra il personale e il professionale, interamente rivolto al design grafico. L’ambizione è quella di riuscire a coprire ogni aspetto dell’industria, discutendone i fondamenti teorici e fornendo strumenti pratici per lavorare meglio e produrre comunicazione migliore, in special modo ai freelance.
Un paio di anni fa, facemmo ristrutturare lo studio dove avevamo sede, nel centro di Roma. Muratori, imbianchini, tutto il personale necessario all’opera ed un gran trambusto. Chiedemmo anche di cambiare il contatore dell’energia elettrica. Sfruttando il momento, facemmo sistemare anche l’impianto elettrico e la rete lan.
Un pomeriggio di luglio – faceva un caldo infernale – mi si avvicinò l’elettricista. Gran chiacchierone, vicino ai sessanta, basso di statura e dal tipico carattere romanesco: «Dottò, ma lei, de preciso, che fa?».
«Io? Io sono un grafico», dissi, tagliando corto.
«Ah, vabbè, er raggioniere der Du’mila», chiuse lui, allontanandosi.
Lui che aveva conosciuto gli anni Sessanta e quegli uomini in abiti marrò, tutti presi a salutarsi vantandosi di un titolo come fossero Pari della Corona, aveva inquadrato una generazione – la nostra – che vive l’era della comunicazione di massa, della onnipresente contraddizione fra informazione e marketing, e se ne occupa.
Questa è, di fondo, l’ambizione del blog di La Grille: raccontare, attraverso la esperienza professionale e il background culturale di chi lavora in questo studio, piccole storie e trucchi del mestiere.
Ognuno degli addetti alla nostra cucina si augura che possiate gustare le nostre pietanze. Buon appetito.

Sergio ‘Chef’ Carravetta